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16 ottobre 2009 5 16 /10 /ottobre /2009 18:28
Giovanni
(Eb 1:1-3; 1Gv 1:1-3; 5:13)
Prologo
(1Gv 1:1-3; 5:20; Gv 8:12; 14:9)(Pr 8:22-31; Cl 1:15-17)(Mi 5:1; Ro 9:5; Eb 1) Gv 20:31
1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.
6 Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. 9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.
14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
15 Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: «Era di lui che io dicevo: "Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me. 16 Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia"». 17 Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. 18 Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere.
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14 ottobre 2009 3 14 /10 /ottobre /2009 19:48
Meditazione quotidiana di Mercoledi 14 Ottobre 2009 FONDAMENTO SICURO “Beato l’uomo che ripone nell’Eterno la sua fiducia …” (Salmo 40:4) Questo non è ciò che afferma il mondo. Si definisce beato o benedetto chi ha successo negli affari, chi prospera e arricchisce o chi dà la scalata al potere. È lungo i sentieri che conducono ai posti d’onore che si affollano quelli che vogliono raggiungere i traguardi più ambiti. Non si fa a gara per gli onori della santità. Anzi, molti identificano la vita cristiana come una sorta di prigionia monastica, un ambiente chiuso dominato da prescrizioni proibitive. Non sono molti quelli che invidiano gli ardimentosi della fede cristiana.Ma se esaminiamo approfonditamente il concetto di beatitudine scopriremo chi è veramente felice. Se cerchiamo il termine “beato” nella Bibbia comprenderemo chi appartiene a questa luminosa cerchia di personeL’uomo che ripone la propria fiducia nel Signore è veramente beato! Perché? Egli è stato tratto da una condizione terribile. I suoi piedi ora sono posati su una roccia che non può essere smossa. Possiede una gioia che non può essere intaccata da nulla e da nessuno. La sua fiducia non può essere scossa da alcuna tempesta né inondazione. Nessun problema finanziario, fallimento d’impresa o sconfitta personale può minare le fondamenta della sua fedeNon vale forse la pena possedere una simile beatitudine? In questa vita nessuna fiducia può essere riposta su una base altrettanto sicura. Cosa dire del giorno della morte, del giudizio che ne consegue e dell’eternità di fronte alla quale siamo posti? Non possiamo trascurare questi eventi nel valutare quale sia il bene migliore. Non è difficile dimostrare che nessuno è veramente benedetto se non colui la cui fiducia è ferma in Dio.La domanda, in ultima analisi, è una sola: “Dove è riposta la tua fiducia? Sei nel novero di coloro che sono benedetti?”
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21 agosto 2009 5 21 /08 /agosto /2009 22:48
2:15 Là rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: «Fuori d'Egitto chiamai mio figlio». 2:16 Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo, e mandò a uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era esattamente informato dai magi. 2:17 Allora si adempì quello che era stato detto per bocca del profeta Geremia: 2:18 «Un grido si è udito in Rama, Un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più». 2:19 Dopo la morte di Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto, e gli disse: 2:20 «Àlzati, prendi il bambino e sua madre, e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che cercavano di uccidere il bambino». 2:21 Egli, alzatosi, prese il bambino e sua madre, e rientrò nel paese d'Israele. 2:22 Ma, udito che in Giudea regnava Archelao al posto di Erode, suo padre, ebbe paura di andare là; e, avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea, 2:23 e venne ad abitare in una città detta Nazaret, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato Nazareno. 3:1 In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: 3:2 «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». 3:3 Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"». 3:4 Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi; e si cibava di cavallette e di miele selvatico. 3:5 Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutto il paese intorno al Giordano accorrevano a lui; 3:6 ed erano battezzati da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 3:7 Ma vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l'ira futura? 3:8 Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento. 3:9 Non pensate di dire dentro di voi: "Abbiamo per padre Abraamo"; perché io vi dico che da queste pietre Dio può far sorgere dei figli ad Abraamo. 3:10 Ormai la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco. 3:11 Io vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco. 3:12 Egli ha il suo ventilabro in mano, ripulirà interamente la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con fuoco inestinguibile». 3:13 Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per essere da lui battezzato. 3:14 Ma questi vi si opponeva dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» 3:15 Ma Gesù gli rispose: «Sia così ora, poiché conviene che noi adempiamo in questo modo ogni giustizia». Allora Giovanni lo lasciò fare. 3:16 Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 3:17 Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». 4:1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 4:2 E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 4:3 E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». 4:4 Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio"». 4:5 Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, 4:6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: "Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra"». 4:7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: "Non tentare il Signore Dio tuo"». 4:8 Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: 4:9 «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». 4:10 Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto"». 4:11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano. 4:12 Gesù, udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò in Galilea. 4:13 E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali, 4:14 affinché si adempisse quello che era stato detto dal profeta Isaia: 4:15 «Il paese di Zabulon e il paese di Neftali,sulla via del mare, di là dal Giordano, la Galilea dei pagani, 4:16 il popolo che stava nelle tenebre,ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è levata». 4:17 Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». 4:18 Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. 4:19 E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». 4:20 Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. 4:21 Passato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. 4:22 Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono. 4:23 Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo. 4:24 La sua fama si sparse per tutta la Siria; gli recarono tutti i malati colpiti da varie infermità e da vari dolori, indemoniati, epilettici, paralitici; ed egli li guarì. 4:25 Grandi folle lo seguirono dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
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30 giugno 2009 2 30 /06 /giugno /2009 00:55
Agnosticismo In termini generici il termine agnosticismo (dal greco a-gnothein let. non sapere) indica un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché non se ne ha (o non se ne può avere) sufficiente conoscenza e l'impossibilità umana a dare una condizione circoscritta in un termine di paragone non trova assonanza con "l'umanis idealum", quindi l'idea immaginaria umana di un dio non coincide con la naturale riconoscenza di un'entità superiore non materiale. L'agnostico afferma cioè di non sapere la risposta, oppure afferma che non è umanamente conoscibile una risposta, e che per questo non può esprimersi in modo certo sul problema esposto. Nello specifico questa posizione è solitamente assunta rispetto al problema della conoscenza di Dio, ma può anche riguardare l'etica, la politica o la società. Si suole distinguere, riguardo alle persone non credenti in una religione, tra ateismo e agnosticismo. La differenza sta nel fatto che, mentre l'agnostico afferma semplicemente l'impossibilità di conoscere la verità sull'esistenza di Dio o di altre forze soprannaturali, l'ateo, al contrario, afferma con certezza che non esiste alcun Dio o qualsiasi altro tipo di entità o forza superiore. In pratica la posizione "agnostica" deriva dallo scetticismo, che praticava una simile ma più radicale sospensione del giudizio nell'epistemologia, ritenendo tutta la conoscenza umana sempre dubitabile e perfettibile. Gli agnostici non sono necessariamente indifferenti al problema della fede e all'attività spirituale o religiosa. Molti di coloro che stanno attivamente cercando una fede o sono in dubbio, hanno sostanzialmente una posizione agnostica, paragonabile al dubbio metodologico nella filosofia. Il termine fu usato la prima volta nel 1869 dal naturalista britannico Thomas Henry Huxley, per descrivere la sua posizione rispetto alla credenza in Dio; il termine deriva come contrapposizione alle antiche dottrine cristiane gnostiche, che affermano che la conoscenza della realtà ultima (gnosi) è interiore a ogni uomo. La posizione agnostica diviene permanente in vari filosofi post-kantiani, che come dimostrò Immanuel Kant ritengono che la ragione che pretende di parlare dell'incondizionato cade in contraddizione, tanto per dimostrarne l'esistenza quanto per negarla.
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30 giugno 2009 2 30 /06 /giugno /2009 00:36
attenzione gente! http://it.wikipedia.org/wiki/Agnosticismo Agnosticismo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca Thomas Henry Huxley, che per primo coniò il termine agnosticismo In termini generici il termine agnosticismo (dal greco a-gnothein let. non sapere) indica un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché non se ne ha (o non se ne può avere) sufficiente conoscenza e l'impossibilità umana a dare una condizione circoscritta in un termine di paragone non trova assonanza con "l'umanis idealum", quindi l'idea immaginaria umana di un dio non coincide con la naturale riconoscenza di un'entità superiore non materiale. L'agnostico afferma cioè di non sapere la risposta, oppure afferma che non è umanamente conoscibile una risposta, e che per questo non può esprimersi in modo certo sul problema esposto. Nello specifico questa posizione è solitamente assunta rispetto al problema della conoscenza di Dio, ma può anche riguardare l'etica, la politica o la società. Si suole distinguere, riguardo alle persone non credenti in una religione, tra ateismo e agnosticismo. La differenza sta nel fatto che, mentre l'agnostico afferma semplicemente l'impossibilità di conoscere la verità sull'esistenza di Dio o di altre forze soprannaturali, l'ateo, al contrario, afferma con certezza che non esiste alcun Dio o qualsiasi altro tipo di entità o forza superiore. In pratica la posizione "agnostica" deriva dallo scetticismo, che praticava una simile ma più radicale sospensione del giudizio nell'epistemologia, ritenendo tutta la conoscenza umana sempre dubitabile e perfettibile. Gli agnostici non sono necessariamente indifferenti al problema della fede e all'attività spirituale o religiosa. Molti di coloro che stanno attivamente cercando una fede o sono in dubbio, hanno sostanzialmente una posizione agnostica, paragonabile al dubbio metodologico nella filosofia. Il termine fu usato la prima volta nel 1869 dal naturalista britannico Thomas Henry Huxley, per descrivere la sua posizione rispetto alla credenza in Dio; il termine deriva come contrapposizione alle antiche dottrine cristiane gnostiche, che affermano che la conoscenza della realtà ultima (gnosi) è interiore a ogni uomo. La posizione agnostica diviene permanente in vari filosofi post-kantiani, che come dimostrò Immanuel Kant ritengono che la ragione che pretende di parlare dell'incondizionato cade in contraddizione, tanto per dimostrarne l'esistenza quanto per negarla. ---------------------------------------------------- leggete e non credete a certe nefandezze! GESU è morto per i nostri peccato!ravvedetevi: Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». giovanni 1:35
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29 giugno 2009 1 29 /06 /giugno /2009 17:25
Apocalisse
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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bussola Disambiguazione – Se stai cercando il libro della Bibbia chiamato anche Rivelazione, vedi Apocalisse di Giovanni.
bussola Disambiguazione – Se stai cercando il personaggio della Marvel Comics, vedi Apocalisse (fumetto).
San Giovanni a Pathmos scrive l'Apocalisse

Un'apocalisse, nella terminologia della letteratura del primo ebraismo e cristianesimo, è una rivelazione di cose nascoste da Dio a un profeta scelto; questo termine è più spesso usato per descrivere il resoconto scritto di tale esperienza.

Indice

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La letteratura apocalittica [modifica]

La letteratura apocalittica è di considerevole importanza nella storia della tradizione giudaica, cristiana e islamica, dal momento che concetti come la resurrezione dai morti, il giorno del giudizio, il paradiso e l'inferno trovano un esplicito riferimento in essa. Le credenze apocalittiche sono datate da prima del Cristianesimo, appaiono in altre religioni, e sono state assorbite nella società contemporanea secolare, specie attraverso la cultura (vedi apocalitticismo).

La parola deriva dal greco apokalypsis e significa rivelazione (letteramente "l'alzarsi di un velo", o scoperta in senso letterale). Sembra essersi originata presso gli ebrei che parlavano greco, per poi passare ai cristiani che la svilupparono ulteriormente.

L'uso trova la sua origine nel titolo dato al Libro dell'Apocalisse di Giovanni (detto anche Libro della Rivelazione), nel Nuovo Testamento; il titolo proviene dalle parole di apertura del libro 'Aπōκάλυψις 'Iησōῦ Χριστōῦ apokalupsis iesou kristou, in cui il termine "rivelazione" è usato solo per descrivere i contenuti del libro stesso, e non come designazione letteraria. Il nome Apocalisse venne poi attribuito a ulteriori scritture dello stesso genere, molte delle quali apparvero in quel periodo.

A partire dal II secolo d.C. il nome venne usato per diversi libri, sia cristiani che ebraici, che mostrano gli stessi tratti caratteristici. Oltre all'Apocalisse di Giovanni (chiamata così da alcuni dei primi Padri della Chiesa cristiana), il frammento muratorio, Clemente di Alessandria ed altri menzionano una Apocalisse di Pietro. Vengono inoltre ricordate apocalissi di Adamo e di Abramo Epifanio nonché di Elia (Jerom); vedi, ad esempio i sei titoli di questo genere nella "Lista dei 60 Libri Canonici". L'uso del termine greco per definire opere appartenenti ad una determinata classe letteraria è quindi di origine cristiana, derivato dalla rivelazione del Nuovo Testamento.

Caratteristiche [modifica]

La letteratura religiosa apocalittica viene considerata una branca distinta della letteratura. Il genere possiede diverse caratteristiche peculiari.

Rivelazione di misteri [modifica]

La rivelazione dei misteri svela cose che vanno oltre la normale portata dell'umana conoscenza. Dio concede a santi o profeti selezionati le istruzioni al riguardo, sia per aspetti estranei all'esperienza umana o per vicende che l'umanità non ha ancora affrontato.

Vengono svelate alcune informazioni sul paradiso, in misura minore o maggiore: gli scopi di Dio; i fatti e le caratteristiche relativi agli angeli e degli spiriti malvagi; la spiegazione di alcuni fenomeni naturali; la storia della creazione e dei periodi iniziali dell'umanità; gli eventi in corso, in special modo quelli relativi al futuro di Israele; la fine del mondo; il giudizio universale e il destino dell'umanità; l'epoca messianica; immagini del paradiso e dell'inferno. Nel Libro di Enoch, la più ampia delle apocalissi ebraiche, la rivelazione comprende tutti gli elementi suddetti

Rivelazione attraverso un sogno o una visione [modifica]

La rivelazione di saggezze nascoste avviene attraverso una visione o un sogno. A causa della natura peculiare del soggetto, questa è evidentemente la forma letteraria più naturale. L'attuazione della rivelazione e l'esperienza di chi la riceve vengono poste più o meno in rilievo. Normalmente, ma non sempre, i fatti vengono riportati in prima persona. Esiste qualcosa di portentoso nelle circostanze, commisurato all'importanza dei segreti che verranno svelati. L'elemento del mistero, spesso in primo piano nella visione stessa, è presagito negli eventi preliminari. Alcune delle caratteristiche classiche della "tradizione apocalittica" sono collegate con le circostanze della visione e con l'esperienza personale del veggente.

L'esempio primario di letteratura apocalittica nella Bibbia ebraica è il Libro di Daniele. Mentre si trova lungo il fiume dopo un lungo digiuno Daniele vede apparire un essere celeste, che gli svela la rivelazione (Daniele, 10:2 segg.). L'evangelista Giovanni nel Nuovo Testamento, libro dell'Apocalisse (1:9 segg.) ha un'esperienza simile, narrata con termini comparabili. Si confronti anche il primo capitolo della Apocalisse Greca di Baruch e la Apocalisse Siriana, vi.1 segg., xiii.1 segg., lv.1-3. In alternativa il profeta giace sul letto, preoccupato per il futuro della sua gente, quando cade in una specie di trance, e il futuro gli è mostrato nelle "visioni della sua mente". Questo è il caso di Daniele, 7:1 segg.; Esdra, 3:1-3; e nel libro di Enoch, i.2 e seguenti. A proposito della descrizione degli effetti della visione sul veggente, vedi Dan. 8:27; Enoch, lx.3; 2 Esdra 5:14.

Gli angeli portano la rivelazione [modifica]

L'introduzione degli angeli come portatori della rivelazione è una caratteristica ricorrente. Dio non parla in prima persona, ma dà le sue istruzioni a mezzo di messaggeri celesti, che agiscono come guide per il veggente.

Rarissimi sono i casi di vere apocalissi in cui lo "strumento angelo" non è in primo piano nel portare il messaggio. Nell'assunzione di Mosè, che consiste principalmente in una predizione dettagliata del futuro degli Israeliti e della storia ebraica, l'annuncio viene dato a Giosuè da Mosè, immediatamente prima della morte di quest'ultimo. Anche negli "Oracoli Sibillini", che sono per la maggior parte un'anticipazione di eventi futuri, la sibilla è la sola a parlare. Ma nessuno di questi libri si può definire rappresentativo della letteratura apocalittica in senso stretto (v. sotto). In un altro testo a volte classificato come apocalittico, il Libro dei Giubilei (scritto intorno al 100 a.C., detto anche Genesi minore, Apocalisse di Mosè o Testamento di Mosè), un angelo è il mediatore della rivelazione, ma la visione o l'elemento onirico mancano. In questo ultimo caso, comunque, il libro appare decisamente non apocalittico nella sua natura.

La trattazione del futuro [modifica]

Nelle tipiche composizioni di questa classe la maggior preoccupazione dell'autore è il futuro. L'apocalisse è in primo luogo una profezia, solitamente con uno scopo evidentemente religioso, che vuole mostrare il modo in cui Dio agisce con gli uomini ed i suoi scopi ultimi. L'autore presenta, a volte in maniera molto vivida, un quadro degli eventi a venire, e in particolare di quelli alla fine dell'epoca attuale. Per questo in alcune di queste composizioni il soggetto è descritto vagamente come "ciò che avverrà negli ultimi giorni" (Dan. 2:28; si confronti il verso 29); in maniera simile Dan. 10:14, "ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla fine dei giorni"; si confronti Enoch, i.1, 2; x.2 segg. Così anche la Rev. 1:1 (si confronti la traduzione della Bibbia Septuaginta di Dan. 2:28 segg.), "Rivelazione... ciò che presto verrà ad accadere".

Spesso la visione comprende anche la storia del passato, ma solo per dare forza e il corretto inquadramento storico alla predizione, così che il panorama degli eventi successivi possa passare impercettibilmente dal noto all'ignoto. Perciò nell'undicesimo capitolo del libro di Daniele la storia dettagliata dell'impero greco d'oriente, a partire dalla conquista di Alessandro fino all'ultima parte del regno di Antiochus Epiphanes (versi 3-39, tutti presentati in forma di predizione) continua, senza interruzione, con una descrizione appena meno vivida di eventi che non sono ancora accaduti (versi 40-45), ma che lo scrittore si aspetta: le guerre che risulteranno dalla morte di Antioco e la caduta del suo regno. Tutto ciò, comunque, serve solo da introduzione alle notevoli profezie escatologiche del dodicesimo capitolo, in cui si trova lo scopo principale del libro. In maniera del tutto simile, il sogno raccontato nel secondo libro di Esdra, 11 e 12, l'aquila che rappresenta l'Impero Romano è seguita dal leone, che è il messia promesso che dovrà salvare gli eletti e stabilire un regno imperituro. La transizione fra la storia e la profezia si può vedere in xii.28, dove viene predetta l'attesa fine del regno di Domiziano, e con essa la fine del mondo. Un altro esempio dello stesso genere è negli Oracoli Sibillini, iii.608-623. Probabilmente si può paragonare anche Assumptio Mosis, vii-ix. In quasi tutte le scritture propriamente classificate come apocalittiche l'elemento escatologico è predominante. È stata proprio la crescita delle speculazioni sui tempi a venire e la speranza per gli eletti che hanno originato più di ogni altra cosa la nascita, e influenzato lo sviluppo di questo genere di scritti.

Il misterioso o fantastico [modifica]
I quattro cavalieri dell'apocalisse, ovvero guerra, fame, morte e malattia, incisione di Albrecht Dürer

L'elemento del misterioso, evidente sia nell'oggetto che nelle modalità della narrazione, è una delle caratteristiche salienti di ogni tipica apocalisse. La letteratura delle visioni e dei sogni ha le sue tradizioni, che sono particolarmente persistenti; e questo aspetto inusuale è ben illustrato nelle composizioni giudaiche, o meglio giudaico-cristiane, prese in considerazione.

Tale qualità apocalittica appare in maniera molto evidente (a) nell'uso dell'immaginario fantastico. Le migliori illustrazioni sono complete delle strane creature che appaiono in moltissime visioni; "bestie" nelle quali le proprietà di uomini, mammiferi, uccelli, rettili o di esseri meramente immaginari sono combinate in modi stupefacenti e spesso grotteschi. Quanto tali figure siano caratteristiche lo si può vedere dalla seguente lista di passaggi in cui le suddette creature sono presentate: Dan. 7:1-8, 8:3-12 (ambedue passaggi importantissimi per la storia della letteratura apocalittica); Enoch, lxxxv.-xc.; 2 Esd. 11:1-12:3, 11-32; Apoc. greca di Bar. ii, iii; Testamento ebraico di Naphtali, iii.; Rev. 6:6ff (si confronti Apoc. di Bar. [Sir.] li.11), ix.7-10, 17-19, xiii.1-18, xvii.3, 12; Il pastore di Hermas, "Visione", iv.1. Alcuni esseri mitici o semi-mitici che appaiono nel Vecchio Testamento giocano altresì un ruolo di importanza saliente in questi testi. Così il "Leviatano" e "Behemoth" (Enoch, lx.7, 8; 2 Esd. 6:49-52; Apoc. di Bar. xxix.4); "Gog e Magog" (Sibillini, iii.319 segg, 512 segg; si confronti Enoch, lvi.5 segg; Rev. 20:8). Come ci si potrebbe aspettare, anche le mitologie straniere apportano talvolta un contributo (v. sotto).

Il simbolismo mistico [modifica]

La qualità apocalittica si nota ancora (b) nell'uso frequente di un simbolismo mistificatore. Questo aspetto viene illustrato in modo notevole nei ben noti casi in cui si impiega la Ghematriah per oscurare l'opinione o il senso dello scrivente; quindi, il misterioso nome "Taxo", Assumptio Mosis, ix. 1; il "numero della bestia", 666, di Rev. 13:18; il numero 888 ('Iησōῦς), Sibillini, i.326-330. Simile a questo aspetto è la profezia, spesso enigmatica, del tempo che dovrà passare prima dell'accadere degli eventi predetti; quindi il "fra un tempo, tempi e la metà di un tempo" Dan. 12:7; i "quaranta e otto tempi" di Enoch, xc.5, Assumptio Mosis, x.11; l'annuncio di un certo numero di "settimane" o "giorni" (senza però specificare l'inizio), Dan. 9:24 segg, 12:11, 12; Enoch xciii.3-10; 2 Esd. 14:11, 12; Apoc. di Bar. xxvi-xxviii; Rev. 11:3, 12:6; si confronti Assumptio Mosis, vii.1. La stessa tendenza si nota anche nell'impiego di linguaggio simbolico nel parlare di determinate persone, cose o eventi; quindi, le "corna" di Dan. 7 e 8; Rev. 17 e segg; le "teste" e "ali" di 2 Esd. xi e segg; i sette sigilli del cap. 6 delle Rivelazioni; trombe, 8; ciotole, 16; il dragone, Rev. 12:3-17, 20:1-3; l'aquila, Assumptio Mosis, x.8; eccetera.

Come esempi tipici di allegorie più elaborate, a parte quelle di Dan. 7, 8 e 2 Esd. 11, 12, già ricordate, si possono menzionare: la visione del toro e della pecora, Enoch, lxxxv segg; la foresta, la vigna, la fontana, il cedro, Apoc. di Bar. xxxvi segg.; la acque chiare e scure, ibid. liii segg; il salice e i suoi rami, Hermas, "Similitudini", viii. A questa descrizione delle peculiarità letterarie dell'apocalisse ebraica si può aggiungere che, nelle sue parti chiaramente escatologiche, mostra con notevole uniformità la dizione e il simbolismo dei passaggi classici del Vecchio Testamento. Benché ciò sia corretto, comunque, la maggior parte della letteratura escatologica tardo-ebraica e protocristiana (spesso non apocalittica nel senso proprio del termine) può difficilmente essere considerata simile a livello di caratteristiche a quella sopra descritta.

La fine del mondo [modifica]

In epoche recenti il termine "letteratura apocalittica", o "apocalittico", è stato usato comunemente per descrivere le varie parti delle scritture ebraiche o cristiane, sia canoniche che apocrife, in cui si forniscono predizioni escatologiche in forma di rivelazione. Che il termine sia attualmente usato in maniera blanda, e comprenda spesso cose non propriamente apocalittiche, è dovuto al fatto che lo studio di questa letteratura come classe a sé stante è piuttosto recente.

Nell'uso comune delle lingue occidentali, il termine apocalisse si riferisce alla fine del mondo. Il significato corrente può essere un'ellisse della frase apokalupsis eschaton (escatologia apocalittica), che significa "rivelazione della conoscenza alla fine dei tempi". Tale ellisse nell'uso corrente riecheggia quella nel titolo dell'ultimo libro della Bibbia, il Libro della Rivelazione o Apocalisse di San Giovanni apostolo, che è normalmente interpretato come la profezia della fine del mondo, con numerosi dettagli visuali. Si veda anche escatologia e millennialismo.

La fine escatologica del mondo nella letteratura apocalittica era spesso accompagnata da immagini di resurrezione, giudizio dei morti e dalla pena dell'inferno per i peccatori. È interessante notare che tali idee non erano esplicitamente sviluppate nei libri pre-apocalittici della Bibbia ebraica, quindi l'esistenza di tali credo nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'Islam può essere ricondotta ai testi apocalittici.

La storia della cristianità è punteggiata di gruppi religiosi millennialisti, quasi fin dalle origini. I movimenti cristiani moderni sono concentrati nel XVIII e XIX secolo e comprendono l'ascesa di religioni apocalittiche come i cristodelfiani, i Mormoni e i Testimoni di Geova.
L'Islam possiede i propri movimenti, in particolare la fede nell'Imam "atteso" o "nascosto" della comunità sciita. Nel XIV secolo dell'Islam (circa 1890 dell'era cristiana) si riporta un credo che aveva preso a circolare presso la comunità sunnita, per il quale sarebbe presto giunto il Messia promesso, sia per i cristiani, sia per i musulmani. Molti di questi furono Jihadisti, come Muhammad al-Mahdi, Muhammad ibn Abd Allah del Sudan e Usman dan Fodio dell'Africa occidentale, che coniugarono la pratica politica alle loro convinzioni mahdistiche. Mahdi successivi, compresi Mirza Ghulam Ahmad e l'Ayatollah Seyyed Ruhollah Khomeini, furono principalmente riformatori religiosi. Di recente si è assistito a una ripresa del movimento dei Jihadisti, come Osama bin Laden di al-Qā'ida, quasi esclusivamente politici. La profezia del Messia promesso all'inizio del XIV secolo per la maggior parte dei musulmani è stata sostenuta solo da Mirza Ghulam Ahmad, ma il punto di vista della maggioranza venne raccolto dall'Università di al-Azhar del Cairo e dalla Scuola Deoband di Scienze Islamiche in India, che rifiutarono Mirza Ghulam Ahmad perché eretico, dato che si definiva profeta (l'Islam ritiene che Muhammad sia stato l'ultimo Profeta) e messia (un titolo che l'Islam riserva a Gesù Cristo).

Rappresentazioni dell'Apocalisse [modifica]

Essendo un tema teologico e immaginale molto forte e drammatico, l'Apocalisse è stata molto rappresentata, nell'alto medioevo. Tra i più importanti codici pervenuti fino a noi si vedano:

il manoscritto dell'Escorial [1] e l'Apocalisse spagnola di Magius [2]
l'Apocalisse di Bamberga [3], l'Apocalisse di St-Sever [4], il manoscritto mozarabico di Osma [5]

Anche nei secoli succesivi il tema non smise d'interessare, trasferendosi dai codici agli affreschi ed alle incisioni e ponendo più fortemente l'accento sul Giudizio universale: si pensi all'Apocalisse di Luca Signorelli nel duomo di Orvieto, alle illustrazioni di William Blake,

Rappresentazioni moderne dell'Apocalisse [modifica]

Una delle rappresentazioni moderne dell'apocalisse è per esempio quella che emerge dagli scritti del padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin molto più vicini al tipico discorso scientifico e evoluzionista che al discorso svolto totalmente nel linguaggio teologico.
Il suo discorso, in qualche modo profetico sull'avvento dell'Homo noeticus che rappresenta un salto evolutivo rispetto all'attuale Homo Sapiens Sapiens, non è indolore come molti interpreti di questa nuova figura umana ritengono. Per quest'ultimi infatti la nuova umanità viene rappresentata come il baluardo estremo della difesa della specie e del pianeta Terra, della democrazia e soprattutto dell'insieme del patrimonio spirituale accumulatosi lungo il divenire storico dell'umanità che lo piega ai legittimi interessi tattici e strategici dei nuovi movimenti emergenti, talora anche radicali, di stampo ecologista, salutista ecc... Questa lettura è sicuramente significativa e i movimenti non violenti, pacifisti, ambientalisti che talora la supportano sono certamente l'incarnazione sintomatica di una storia che giunge al termine, ma la lettura che il "gesuita proibito" dà dell'avvento dell'Homo Noeticus è ben altra e soprattutto ben più radicale: non è una figura di difesa dello status quo prima che le cose peggiorino irrimediabilmente ma una figura di attacco per far dire alla storia della salvezza: "tutto è compiuto". Ci troviamo infatti di fronte ad una vera e propria "fine del mondo". Esso, l'Homo Noeticus rappresenta infatti per così dire lo sprint finale della convergenza di tutta la nostra galassia nel "punto Omega" a forte potenza gravitazionale, rappresentato dal "Cristo evolutore" che attrae tutto a sé e in cui tutto collassa e implode nell'abbraccio finale tra il creatore e la creatura.

Bibliografia [modifica]

Voci correlate [modifica]

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29 giugno 2009 1 29 /06 /giugno /2009 17:19

Un'apocalisse, nella terminologia della letteratura del primo ebraismo e cristianesimo, è una rivelazione di cose nascoste da Dio a un profeta scelto; questo termine è più spesso usato per descrivere il resoconto scritto di tale esperienza.

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29 giugno 2009 1 29 /06 /giugno /2009 16:54

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