Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
10 maggio 2010 1 10 /05 /maggio /2010 22:39

Il Nuovo Testamento è stato ispirato da Dio e ci è pervenuto dalla penna dei suoi scrittori o amanuensi in forma infallibile, privo di qualunque difetto, anche degli errori di scrittura. Tuttavia Dio, poiché vuole che l’uomo collabori con Lui, non ha scelto di proteggere quel testo originale infallibile da eventuali alterazioni e corruzioni nel processo di trasmissione. Gli scribi hanno apportato più o meno accidentalmente dei cambiamenti al testo greco. Di conseguenza, le copie manoscritte del Nuovo Testamento sono diverse tra di loro in numerosi dettagli.

     Molti tentativi sono stati fatti (sin dal 2° secolo) per ordinare i manoscritti del Nuovo Testamento, eliminare gli errori dei copisti e ripristinare il testo nella sua forma apostolica originale. Coloro che hanno fatto tali tentativi sono persone diverse le une dalle altre per le risorse a loro disposizione, per le loro capacità personali come editori di testi, e diversi nei principi seguiti per ripristinare il testo originale.

     I due tentativi più famosi di ripristino del testo originale sono il Textus Receptus, che risale all’epoca della Riforma e della post-Riforma e il testo greco di B.F. Westcott e F.J.A. Hort, pubblicato per la prima volta nel 1881. Questi due testi si basano su raccolte differenti di manoscritti, seguono principi testuali differenti, danno una valutazione diversa sul come i manoscritti sono stati tramandati, e non sorprende quindi che i risultati sono spesso diversi. [Alcuni hanno calcolato che le differenze tra i due testi ammontano a qualcosa come 5.000 varianti, sebbene in realtà, la maggioranza sono così insignificanti che non risulta alcuna differenza quando viene fatta la traduzione in italiano. Senza fare un conteggio effettivo, le varianti veramente sostanziali sono alcune centinaia.]. C’è molta controversia oggi su quale di questi due testi è una rappresentazione più fedele della forma originale del Nuovo Testamento greco. La domanda che ci poniamo nel presente studio, è la seguente: Quale testo è migliore, il Textus Receptus («Testo Ricevuto») o il «Testo Critico» di Westcott & Hort?

      Qualunque risposta corretta e adeguata data a questa domanda deve iniziare con la definizione dei termini. Per prima cosa, che s’intende con «migliore»? Questa può sembrare una domanda non necessaria poiché la risposta potrebbe essere scontata, cioè il Nuovo Testamento greco migliore è quello che preserva e presenta le parole greche originali. Tuttavia, nella letteratura piuttosto voluminosa su questo argomento, alcuni studiosi hanno argomentato che un testo è migliore all’altro perché si ritiene che contenga più prove testuali sulla Trinità, sulla deità di Cristo, o su qualche altra dottrina. Prove testuali per numerose dottrine possono essere trovate in vari manoscritti greci o versioni, nonostante le letture siano al di là di qualsiasi dubbio non originali [Per esempio, Gv 1,13, in un manoscritto latino e in alcuni manoscritti siriaci, riporta «che è nato da Dio», al singolare, invece del plurale «son nati da Dio». Al singolare può essere sicuramente interpretato come un riferimento a Cristo e alla sua nascita verginale. Ma questa lettura non è sostenuta da alcun manoscritto greco. Nel manoscritto greco P72, in 1 Pt 1,2 non c’è la parola «e» tra «Dio» e «Gesù», lasciando i due sostantivi uno accanto all’altro. Questo può costituire una prova testuale a favore della deità di Cristo. Sebbene gli esempi diano delle prove testuali a favore di dottrine ortodosse, queste letture sono universalmente rifiutate per non essere la lettura originale del greco].

     Quale testo greco si avvicina di più al Nuovo Testamento originale? — questa e nessun altra considerazione è corretta nel decidere quale testo è migliore.

     Poi, che cosa s’intende con «Testo Ricevuto»? Questo nome è stato per primo applicato a un testo greco stampato solo nel 1633, quasi 120 anni dopo la prima pubblicazione del Nuovo Testamento greco avvenuta nel 1516. Nel 1633, gli Elzevir di Leyden hanno pubblicato la seconda edizione del loro testo greco, e questo testo portava la seguente nota editoriale: textum ergo habes, nunc ab omnibus receptum, e il testo ricevuto è stato preso e applicato retroattivamente a tutta quella serie di pubblicazioni del Nuovo Testamento che si trovavano tra il 1516 e il 1633. I più eminenti tra i molti editori del Nuovo Testamento greco in questo periodo sono stati Erasmo (5 edizioni: 1516, 1519, 1522, 1527, 1535), Robert Estienne, Robertus Stefanus (4 edizioni: 1546, 1549, 1550, 1551), Teodoro di Beza (9 edizioni tra 1565 e il 1604) e gli Elzevir (3 edizioni: 1624, 1633, 1641). Tutti questi testi greci mostrano una generale uniformità, basata sul fatto che sono più o meno delle ristampe del testo di Erasmo, e contengono solo delle varianti secondarie. Sono quindi genealogicamente appartenenti alla stessa famiglia. La prova di questo è nel fatto che molte letture sono univoche e che non si trovano in alcun manoscritto greco, ma che tuttavia si trovano nelle edizioni di Erasmo. Un esempio è la lettura «libro della vita» di Ap 22,19. Tutti i manoscritti greci leggono «albero della vita» invece di «libro della vita», come fa il Textus Receptus. Da dove è venuta la lettura «libro della vita»? Quando Erasmo stava compilando il suo testo, egli aveva accesso solo a un manoscritto dell’Apocalisse, il quale era privo degli ultimi sei versi, così egli ha preso la Vulgata e l’ha ri-tradotta dal latino al greco. Sfortunatamente, la copia della Vulgata che egli ha utilizzato aveva «libro della vita», a differenza di qualsiasi altro manoscritto e così Erasmo ha introdotto una lettura greca «univoca» nel suo testo. Il fatto che tutte le edizioni del Textus Receptus di Stefanus, Beza, ecc. hanno la lettura di Erasmo, mostra che i loro testi non erano dei lavori originali ma erano poco più che delle ristampe del testo di Erasmo.

     Inoltre, una distinzione deve essere fatta tra il Textus Receptus e il majority text (conosciuto anche come il testo Bizantino o Siriano). Sebbene i termini Textus Receptus e majority text sono utilizzati spesso come se fossero sinonimi, essi non stanno a indicare la stessa cosa. Tra di loro ci sono 1838 varianti, in molte delle quali concorda anche il testo di Westcott e Hort.

     La domanda da risolvere a questo punto è: cosa consideriamo come Textus Receptus? In Inghilterra si considera abitualmente un esemplare di Textus Receptus quello di Stefanus del 1550, e anch’io adotterò la stessa prassi. Per questo studio, definisco il termine Textus Receptus come l’edizione del 1550 del Nuovo Testamento greco pubblicato da Robertus Stefanus.

 

* * * * * * *

 

È molto più semplice definire il testo di Westcott e Hort. Questo è il Nuovo Testamento greco redatto da B.F. Westcott e F.J.A. Hort e pubblicato nel 1881, a cui sono seguite numerose ristampe. È sicuramente il più famoso dei cosiddetti testi critici.

     Deve essere detto chiaramente che il testo di Westcott e Hort non fu il primo Nuovo Testamento greco che deliberatamente e sostanzialmente si è allontanato dal Textus Receptus. Westcott e Hort sono stati preceduti nel tardo 1700 da Griesbach e nel 1800 da Lachmann, Alford, Tregelles e Tischendorf (e altri), i quali hanno tutti fatto numerose revisioni al Textus Receptus; questi testi, specialmente gli ultimi tre, sono molto spesso in accordo con Westcott e Hort.

     Sebbene quello di Westcott e Hort sia stato il testo critico «standard» per una o due generazioni, non è più considerato tale. Il testo «standard» di oggi è quello di Nestle-Aland (1a edizione 1898; 27a edizione 1993) e/o le diverse edizioni del The Greek New Testament pubblicato dalla United Bible Societies (1 a edizione 1966; 4 a edizione 1993). Le ultime due edizioni di entrambi ostentano un testo identico, un nuovo «testo ricevuto», per così dire. Il testo di Westcott e Hort fa parte dell’eredità del testo sia di Nestle-Aland che dell’UBS. Eberhard Nestle ha originariamente utilizzato tre edizioni del Nuovo Testamento dei suoi tempi, Tischendorf, Westcott e Hort e Weymouth. L’UBS ha impiegato il testo Westcott-Hort come loro punto di partenza.

     In pratica, discutere su quale testo sia migliore, Westcott e Hort o il Textus Receptus, è una cosa oramai superata poiché non sono più riconosciuti come testi standard da entrambi i sostenitori (salvo rare eccezioni). Tuttavia, rimane il fatto che le moderne stampe dei testi greci appartengono a due rispettive famiglie testuali, e cioè l’Alessandrino (Nestle e altri) e il Bizantino (majority text). Allora la domanda che dobbiamo porci è la seguente: Quale di questi due è migliore, cioè, quale dei due è più vicino al testo greco nella sua forma originale?

     Il testo Westcott-Hort si fa forte del fatto che è sostenuto dai più antichi manoscritti greci oggi esistenti, come il Vaticanus e il Sinaiticus. Questi manoscritti hanno sostenuto il testo alessandrino sul quale si basa il testo di Westcott e Hort.

     D’altra parte, il testo bizantino, sul quale si basa il Textus Receptus può vantare la tradizione delle chiese orientali, più vicine e più strettamente in contatto con l’ambiente apostolico. Il testo bizantino è quello che si trova nelle citazioni degli scrittori greci dal quinto secolo in poi. La versione più rilevante a sostegno del testo bizantino è la Peshitta Siriaca e una versione gotica del quarto secolo.

     Inoltre, una caratteristica del testo alessandrino è che scompare dai manoscritti dopo il 9° secolo. D’altra parte, i manoscritti bizantini, sebbene molto numerosi, non sono riusciti a imporsi in Occidente prima del 9° secolo. Il rapporto tra manoscritti bizantini e alessandrini è di 10 a 1.

     Ritornando ai testi specifici, Westcott-Hort contro Textus Receptus, entrambi non sono esenti da critiche. Ovviamente, quelle letture del Textus Receptus che sono senza alcun supporto di manoscritti greci non possono essere considerati originali. Oltre a ciò, molte letture del Textus Receptus trovano sostegno in un numero limitato di manoscritti, con poco o senza alcun sostegno delle traduzioni antiche. Una di queste letture è il famoso verso di 1 Gv 5,7. Letture come queste non sono originali, e non si trovano nel majority text.

     Altri esempi che possono essere citati sono i seguenti:

     ■ Mc 1,2: è stato cambiato «profeta Isaia» con «profeti», un cambiamento motivato dal fatto che la citazione che segue (v. 3) è presa sia da Malachia che da Isaia.

     ■ 1 Cor 6,20: Qui la frase «e col vostro spirito, i quali sono da Dio» sembra essere un’aggiunta dell’originario «nel vostro corpo», che è il soggetto dei versi precedenti.

     ■ Luca 2,33: Qui «il padre e la madre» vengono cambiati in «Giuseppe e la madre d’esso» per salvaguardare la dottrina della nascita verginale.

     ■ Rm 8,1: Termina, ripetendo la seconda parte del v. 4: «i quali non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito».

     ■ Rm 13,9: C’è l’aggiunta di un altro comandamento.

     ■ Col 1,14: C’è l’aggiunta della frase «per il suo sangue», presa da Ef 1,7.

 

D’altra parte, i difetti del testo di Westcott e Hort sono generalmente riconosciuti, in particolare la sua fede eccessiva nel manoscritto B (Vaticanus) e nell’Alef (Sinaiticus). Hort ha dichiarato che la testimonianza combinata di questi due manoscritti era quasi una garanzia per la lettura originale. Tutti gli studiosi oggi riconoscono questo punto di vista come estremo e che non offre garanzie. Il manoscritto B mostra gli stessi generi di errori di scrittura che si trovano in tutti gli altri manoscritti.

     Che cosa diremo dunque? Quale testo sceglieremo come migliore? Se può servire per la scelta, ci tengo a dire che l’attuale testo UBS, The Greek New Testament, è oramai un testo ecumenico, tra i cui editori (Kurt Aland e Matthew Black) appare anche il nome del cardinale Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano. Cosa sceglieremo dunque? Fermo restando che la bilancia pende a favore del testo bizantino, dobbiamo prendere atto che tutti gli editori umani sono fallibili, e quindi anche Erasmo. La mia opinione è che bisogna partire dal testo bizantino e quindi dal majority text, ma valutando sempre attentamente le varianti. Le prove testuali devono sempre essere esaminate attentamente prima di emettere un qualsivoglia giudizio.

     Dobbiamo soppesare le prove e arrivare a quello che crediamo essere, onestamente, la verità. Anche in questo campo dobbiamo tendere alla continua ricerca della verità, nella fede e piena consapevolezza che lo Spirito Santo ci guiderà in essa.

     Questo significa che a volte ci sarà una certa incertezza nella definizione precisa delle parole esatte del Nuovo Testamento, ma questo non significa che ci sarà incertezza nella teologia del Nuovo Testamento, poiché nessun punto fondamentale della dottrina si basa su una lettura discussa del testo. Una valutazione serena di tutte le prove testuali è di gran lunga preferibile alle filippiche caricate emotivamente che caratterizzano gran parte delle discussioni attuali su questo argomento.

Condividi post
Repost0

commenti